«Chi può prevedere il giorno che verrà? Il futuro incalza, tutto ciò che possiamo fare è tenerci i ricordi e andare avanti».
Dalla più nota autrice coreana una immersione toccante e malinconica nella memoria, nel silenzio di parole mai dette, nella bellezza e nello sgomento della gioventù.
Traduzione dal coreano di Benedetta Merlini
In una mattina innevata il telefono squilla a casa della scrittrice Jeong Yun. A chiamarla è un uomo che non sente da anni e a cui è stata molto legata, e le porta la notizia che il loro adorato professore degli anni universitari è in ospedale e sta per morire. In un istante la donna sente il passato che ritorna, le emozioni del periodo più profondo, traumatico ed eccitante della sua vita.
Anni addietro tre studenti di Seoul avevano attraversato assieme uno dei momenti di maggiore travaglio politico della Corea. A mostrargli la strada è il professor Yun: durante le lezioni li incoraggia a rischiare, ad aprirsi al mondo, a proteggersi a vicenda nel cammino verso l’età adulta. Per affrontare le difficoltà di un’intera generazione si erano legati tra loro, scoprendo l’amore e l’amicizia, condividendo sogni e letture, promettendosi reciproco sostegno. I ragazzi diventano inseparabili, e il loro rapporto è intensissimo ed enigmatico allo stesso tempo. Ognuno lascia intravedere un’ombra che ne segna il carattere e l’esperienza. In loro si è insinuata una piega, una incrinatura che ne scuote la sensibilità. In queste ferite, non ancora profonde ma già dolorose, nasce un legame che sembra indissolubile. E quando quella mattina squilla il telefono, ogni gioia e passione, ogni ombra e turbamento, rivive ed accade di nuovo. Sono trascorsi otto anni dall’ultima volta che ha sentito il suo vecchio compagno, un fotografo che ha viaggiato per il mondo. Anche lei ha scoperto e realizzato la propria creatività e adesso, ascoltando quella voce, ciò che li univa d’improvviso riaffiora, nella luce bianca della neve che cade.
Pagina dopo pagina, con una suspense ineffabile e una capacità descrittiva di minuziosa precisione, Kyung-sook Shin racconta con delicatezza l’amore negato, la sofferenza insopportabile, la crudeltà e l’esuberanza di una metropoli come Seoul, in pieno tumulto per le contestazioni studentesche. E nelle vite dei suoi personaggi tatteggia l’assenza e il rimorso, il rumore sordo del tempo che passa e il fragoroso disordine degli anni di gioventù.
Kyung-sook Shin è nata in un villaggio nei pressi di Jeongeup, nella provincia di Jeolla-bukdo, una remota regione montuosa della Corea del Sud. Ha esordito come scrittrice nel 1985 e negli anni, grazie al talento evocativo della sua voce, è diventata una delle scrittrici coreane più lette e celebrate. Il romanzo Prenditi cura di lei ha ottenuto un grande successo internazionale ed è stato pubblicato in trentadue paesi. Nel 2012 ha vinto il Man Asian Literary Prize, prima autrice coreana nella storia del premio, il più prestigioso del mondo asiatico.
Source: http://sellerio.it/it/catalogo/Io-Ci-Saro/Shin/7245